Mulazzo

Mulazzo (Mulàs nel dialetto della Lunigiana) è un comune italiano di 2.567 abitanti in provincia di Massa e Carrara.
Il territorio si compone di sedici piccoli borghi, spesso fortificati, e di una vecchia abbazia benedettina, dislocati tra le colline e le valli del territorio comunale. È compreso nella Lunigiana, alla destra del fiume Magra. Nel territorio di Mulazzo (precisamente nelle frazioni di Canossa, Campoli e Groppoli) sono stati ritrovati numerosi esemplari di quelle sculture antropomorfe, realizzate a partire dall’età del rame, meglio conosciute come Statue stele della Lunigiana.
Feudo imperiale appartenuto alla famiglia Malaspina dal 1164 con il titolo di marchesato. A partire dal XIII secolo i diversi abitati furono fortificati dai vassalli a seguito della scelta definitiva di lasciare il piacentino per la Lunigiana. Il ramo ghibellino della famiglia, detto dello Spino Secco, il quale comprese i territori di Villafranca e di Giovagallo.vi ospitò Dante Alighieri esule da Firenze, la cui presenza è attestata in Lunigiana in occasione della pace di Castelnuovo, siglata nell’ottobre del 1306. Nel 1559 Mulazzo contava 325 famiglie residenti; nel corso del XVIII secolo subì variazioni territoriali con l’acquisto nel 1710 del marchesato di Calice, Madrignano e Veppo, tolto dall’imperatore al principe Giovanni Andrea Doria del Carretto. Nel 1772 il marchesato di Calice e Madrignano è ceduto per debiti alla Toscana, di cui i Malaspina sono fedeli alleati. Nel 1754 vi nasce il noto esploratore Alessandro Malaspina. Rimane sovrano fino all’abolizione dei feudi imperiali in Italia nel luglio 1797.
In epoca successiva i vari borghi del comune entrarono in possesso di altre famiglie e del Granducato di Toscana e furono unificati solamente nel XIX secolo. Il territorio del comune è punteggiato da castelli e borghi fortificati: Montereggio, sede della fiera del libro, il borgo di Castevoli, il castello di Lusuolo, sede del Museo dell’Emigrazione, il castello di Gavedo, Canossa, Campoli, dove venne ritrovata una statua stele e Castagnetoli, famosa per la produzione di un tipico attrezzo da cucina lunigianese, il testo ed è anche la sede del Centro di Studi Malaspiniani, all’interno del quale sono custoditi documenti inediti riguardanti la famiglia. In agosto si svolge la fiera BancarelVino, dove viene consegnato un premio alla migliore azienda produttrice e durante la stessa si possono degustare vini della zona.

(Fonte: Visit Mulazzo- Turismo in Lunigiana)

Il Borgo

Nel Borgo Storico Monumentale sono di estremo interesse diverse emergenze.
Il borgo di Mulazzo sorge sopra un colle prossimo alla riva destra del Magra e tiene un posto rilevante nella storia di Lunigiana. Il 24 agosto 1221, di fronte ad un notaio parmense, i fratelli Corrado I e Obizzo dividono il feudo e scelgono due diversi blasoni.  A Corrado, che sceglie come simbolo lo Spino Secco, viene assegnata tutta la riva destra della Val di Magra e in aggiunta il feudo di Villafranca, area strategica per le coltivazioni e comunicazioni lungo il fondovalle. La capitale del feudo dello Spino Secco è Mulazzo. A Obizzo, che sceglie come simbolo lo Spino Fiorito, viene assegnata la riva sinistra della Val di Magra, con capitale Filattiera, proprio dall’altro lato della valle rispetto a Mulazzo. Salendo verso le piazze dalla porta Soprana, di fianco ad un portale a sinistra appena prima dell’arco, c’è una lapide, riconosciuta come l’Epitaffio di Rossellino da Pistoia; Proseguendo verso la Piazza si incontra la vecchia Casa di Dante in Lunigiana, in basso sulla destra. In Piazza Dante, rivolta verso il borgo, si trova la Chiesa di San Martino, già Cappella Malaspiniana di San Niccolò, attualmente chiusa per danni dall’ultimo sisma. Sulle scale che portano all’imperdibile torre a base poligonale della Torre degli obertenghi, detta oggi Torre di Dante, in quella che fu la sede del Comune, è oggi il Museo Archivio Alessandro Malaspina. Alessandro fu l’ultimo grande Malaspina, esploratore di pari dignità ad altro grandi cartografi e navigatori europei di fine settecento. La Torre di Dante per una antica e radicata memoria popolare, è parte integrante della cosiddetta Zona Dantesca creata sotto l’amministrazione di Livio Galanti, grande dantista e indimenticabile sindaco del borgo al tempo delle celebrazioni del 1965. Sotto la Torre una tradizione certamente fallace, anche se accolta in un atto notarile di compravendita ottocentesco, indicava come “Casa di Dante” una improponibile costruzione rurale. Si staglia sullo sfondo degli splendidi contrafforti appenninici, sempre nella zona Dantesca, la sagoma del Dante, ultima opera del maestro carrarese Arturo Dazzi (1965). Anch’essa commissionata da Livio Galanti per il VII Centenario della nascita del Poeta, ove il Poeta è ben raffigurato nell’atto originale di tenere stretto sul grembo il Libro della Commedia a mo’ di propria creatura. Da registrare, infine, una nota di folclore: una diceria popolare – certamente originata da campanili avversi, invidiosi della reale Ospitalità qui offerta – vuole che Dante, congedandosi dal Castello, abbia pronunciato le seguenti parole: «Mulo Mulazzo, mulo ti trovo e mulo ti lascio».

(Fonte: Turismo in Lunigiana)

Archivio- Museo dei Malaspina

II piano alto del cinquecentesco palazzo, che si affaccia su piazza Malaspina nel borgo di Mulazzo accanto alla Torre di Dante, fu residenza dei Marchesi di Mulazzo ed oggi ospita l’Archivio-Museo dei Malaspina, un centro dedicato alla storia di tale famiglia ed in particolare alle vicende del suo più illustre membro: il navigatore Alessandro Malaspina, prota­gonista della più importante spedizione scientifica del Settecento. Il Centro conserva l’archivio domestico dei Malaspina di Mulazzo ed offre una bibliote­ca specializzata ed una esposizione di interessanti cimeli malaspiniani. L’Archivio-Museo dei Malaspina fu inaugurato il 7 maggio 2005 allestendo tre sale adiacenti all’auditorium:

  • La prima è dedicata alla Lunigiana ed alla consorteria malaspiniana nei vari secoli;
  • la seconda ai Malaspina di Mulazzo e in particolare ad Azzo Giacinto III, ultimo marchese”giacobino”;
  • la terza, che è anche la più grande, raccoglie documenti, stampe, libri e cimeli e strumenti di navigazione riguardanti Alessandro Malaspina e la cultura della sua epoca.

Il Museo usufruisce anche di una biblioteca specializzata con volumi giunti da tutto il mondo ed antiquaria dedicata alla famiglia Malaspina, raccolte dal Centro, e di un archivio nel quale è presente l’Archivio familiare dei Malaspina di Mulazzo, capo feudo imperiale per il ramo dello Spino Secco, di rilevante importanza storica.

(Fonte: Archivio-Museo dei Malaspina)

Premio BancarelVino

Nell’estate del 1983, sulla scia del successo del Premio Bancarella, si svolge a Mulazzo la prima edizione del Bancarel’VINO. Il Premio enologico non ha smesso di crescere, riscontrando col passar degli anni, sempre più consensi e riconoscimenti di pubblico e critica, guadagnandosi uno spazio di prim’ordine tra gli operatori e gli appassionati del settore. Numerose le aziende agricole e in alcuni casi le agrituristiche, che hanno contribuito al miglioramento del paesaggio e allo sviluppo di una importante economia, attraverso un’evoluzione e un rafforzamento della produzione: una viticoltura eroica, poiché si tratta di aziende piccole che, seppur con caratteristiche analoghe, rispecchiano nei vini ciascuno la personalità del produttore e la sua tradizione.

Oggi Bancarel’VINO è occasione d’incontro tra giornalisti, addetti ai lavori e pubblico ed è arricchito da numerose iniziative correlate sul tema del vino e delle produzioni tipiche e tradizionali. Il successo della manifestazione è dovuto alle sinergie fra le Istituzioni che hanno visto, in primis della Regione Toscana, della Provincia di Massa Carrara, dell’Unione di Comuni Montana Lunigiana, della Camera di Commercio di Massa Carrara e di sponsor privati, elementi che ad ogni edizione confermano le grandi potenzialità dell’iniziativa e la sua validità.

Il primo weekend di Agosto con Bancarelvino il borgo di Mulazzo si anima con degustazioni delle migliori cantine della provincia di Massa Carrara, eventi, gastrnomia locale ed intrattenimento, un evento enogastrnomico per conoscere la Lunigiana,  da non perdere

Le Grotte di Diana

Scoperta e segnalata alle autorità nel 1977 da Ruschi Pavesi, la cosiddetta “grotta di Diana”. E’ ubicata a circa 450 m /15 ° N, dalla frazione di Canossa, nel comune di Mulazzo. Si trova lungo un costone roccioso ricoperto da un fitto di castagni e querce, che degrada ripidamente alla vallata fluviale del Magra all’altezza di Villafranca in Lunigiana. La zona è molto panoramica e oltre alla vallata sottostante si può osservare gran parte dell’Appennino Parmense. Non si tratta, però, di una vera e propria grotta ma di un anfratto formato da grossi blocchi che si sviluppano in due stretti corridoi di circa tre metri ciascuno. Dopo un primo sopralluogo, avvenuto cinque anni fa, la grotta è stata indagata altre quattro volte. Nel corso di queste esplorazioni è stato realizzato il rilievo totale della cavità e documentato, in alta risoluzione, i segni graffiti sulle pareti. Di non facile accesso se non per una passarella, costruita con pali di castagno al momento marciti e quindi pericolosi, e da dove è indispensabile passare mentre è probabile che in epoche remote l’accesso avvenisse scendendo dal crinale roccioso. A tal proposito, nel corso di una delle ultime uscite, è stata individuata questa possibile via infilandosi tra stretti e tortuosi meandri.

Particolarità sulla Grotta
Le incisioni sono tutte realizzate su parete verticale. Numerose le coppelle e microcoppelle, che presentano quasi tutte un canaletto verticale verso il basso e sono concentrate in tre punti particolari delle pareti. Sono presenti anche segni romboidi, armi, tra cui un pugnale entro guaina di tipo a lama triangolare. In alto, parete sinistra, si notano due corna di stambecco sopra la figura del corpo dell’animale ottenuta per abbassamento del livello roccioso. Tutte le incisioni sono fatte con lo sfregamento di una punta. I graffiti all’interno della grotta sono alcune centinaia e sicuramente dovevano essere di più dato che si nota, con chiara evidenza, come il lavoro di erosione e soprattutto il distacco di placche della superficie rocciosa abbiano con il tempo cancellato i segni incisi. Non resta che ipotizzare il significato dei segni e ci troviamo d’accordo con Italo Pucci, studioso genovese, che osservando le numerose piccole coppelle “con la loro quasi ossessionante modalità di esecuzione e in un certo qual modo banalità di rappresentazione, mi hanno ricordato il ritmico susseguirsi sempre uguale dello sgranare un rosario; ipotesi quindi di una similare manifestazione di un culto diverso in un’epoca diversa”. Lo studio di questa importante cavità sarà quanto prima raccolto in una monografia, che sarà messa a disposizione di chi è interessato all’approfondimento di questo interessante sito rupestre della Lunigiana.

Coppelle
La coppella è un incavo emisferico, generalmente del diametro di pochi centimetri, ricavato dall’uomo sulla superficie di basi rocciose normalmente piane o poco ripide, come affioramenti o massi erratici chiamati per l’appunto massi cupellari o pietre a scodella, di solito poste in posizione dominante e panoramica

Brochure - Grotta di Diana
Brochure - Grotta di Diana

(dim. 523 KB) - ultima modifica: 30 Settembre 2022

Mulazzo – Falò Sant’Antonio